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Io ho letto il primo racconto – quello sul seno – e ho pensato che l’autrice lo avesse scritto da ubriaca, tanto mi sembrava sconclusionata… però il secondo racconto mi è piaciuto, anche se non tanto da continuare la lettura. Comunque penso che in futuro darò un’altra possibilità al libro. Peccato, perché mi aspettavo molto, visto che La torre – sempre della stessa collana – mi era piaciuto veramente molto.
Mi fa molto piacere quello che hai scritto. Se ci fossero più librai – ma sopratutto professori – con il tuo approccio, sicuramente ci sarebbero anche più ragazzi a cui piace leggere!
Mi sembra una posizione condivisibile!
…credo che fra i doveri del mio lavoro ci sia anche quello di impegnarmi sempre con forza nello sconsigliare (ma non certo impedire) l’acquisto di un libro che so essere destinato a una persona a mio giudizio non adatta a quel tipo di lettura
Concordo in pieno, anzi, direi che questo è proprio uno dei sovrappiù che si ottengono andando a comprare in libreria.
Se un ragazzino o una ragazzina palesemente minorenne mi dovesse chiedere un libro del Marchese de Sade mi si porrebbe un problema etico, e vorrei indiscretamente sapere se ha intenzione di leggerlo, o di regalarlo a qualche adulto, o cos’altro.
Ecco, su questo sono parzialmente d’accordo. Avvertire il cliente che magari il libro potrebbe non essere adatto, fa certamente onore all’autore del post, però credo che sia stato scelto un esempio un po’ sbagliato. Penso che “un minorenne” – che poi è una fascia di età non molto descrittiva, visto che va da uno a diciassette anni! – possa anche leggere libri considerati scabrosi, magari accompagnati da qualche spiegazione, senza particolari problemi.
Considerare i ragazzini come incapaci di intendere e volere (basta vedere cosa propinano gli editori sotto la categoria young adults… orrido anglicismo per un’orrida categoria) non aiuta certo a formare degli adulti che sanno ragionare autonomamente! Comunque credo proprio che non fosse questo il messaggio del post.
Giusto per allungare la lista con un giallo iniziato proprio in questo momento.
La regina nepalese di Bernard Grandjean, edito da O barra O.
Non posso dire se sia un bel libro, ma mi intrigava e su bookrepublic.it si trova scontato e senza DRM a 2,99€.
Aggiornamento: non si tratta di un giallo! Grazie alla mia sbadataggine credevo facesse parte della nuova collana di gialli – dello stesso autore – che O barra O sta per pubblicare.
Definirei il romanzo una “biografia impossibile”, o una pseudo-biografia romanzata con molti elementi fantastici. Si tratta di un libro che si legge in un attimo, e nel complesso mi è piaciuto.
Bentornatə quoll 🎉
Grazie! Finalmente sono in ferie e con una connessione abbastanza decente! Ho già aggiornato la situazione a tema libri su Lore (ho letto delle storie veramente belle e un romanzo che brutto è dir poco), e spero di avere finalmente il tempo di dedicarmi maggiormente alla mia amata pila di letture.
Fra l’altro sto ascoltando un podcast molto interessante che parla dei legami tra la letteratura Sword&Sorcery e i primi giochi di ruolo… pensavo di fare un cross-post fra L’angolo del lettore e Giochi Di Ruolo.
Se si prende alla lettera “passeggiare”, un libro adatto per Roma potrebbe essere Roma, camminando di Francesco Rutelli, edito da Laterza.
Non posso dire se valga la pena leggerlo, perché ancora non l’ho iniziato, ma alla presentazione che fecero alla fiera della piccola e media editoria di Roma (Più libri più liberi) mi sembrò molto interessante.
Oddio, ma il fantastico – nel senso più ampio nel termine – ha sempre tirato fuori elementi “innovativi”, direi quasi per definizione. Non è mai stato un genere monolitico. Semmai, da noi in Italia, rifila(va)no sempre le solite traduzioni dal mondo anglosassone con serie infinite di emuli a seguire, ma questo direi sia un problema delle nostre case editrici (non tutte, mi riferisco in particolare a quelle grandi… anzi, a quella grande!), ma non certo del genere in sé stesso.
Per quanto riguarda il termine young adult – orrido anglicismo! – e la maggior parte dei libri a cui viene appioppato (non mi riferisco a quelli di cui si parla nell’articolo, che, a parte la prima serie, non conosco)… tutto ciò mostra in maniera lampante cosa pensano le case editrici italiane dei propri lettori adolescenti. Che poi questo sia un modo per spararsi sui piedi, avvelenando il proprio stesso mercato, non credo gli sia mai venuto in mente.